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BRACCONAGGIO SUI LAGHI DI MANTOVA: FIPSAS E PARCO SI COSTITUIRANNO PARTE CIVILE

È stata formalizzata in Procura la notizia di reato per l'azione di bracconaggio nel Lago Inferiore sventata lo scorso sabato da un'operazione congiunta della Provincia di Mantova, del Parco del Mincio e della FIPSAS. Nei confronti delle tre persone sorprese a condurre una imponente battuta di pesca illegale nella zona di Diga Masetti, le contestazioni saranno sia di natura penale che amministrativa.

Denunciati all'Autorità Giudiziaria i tre bracconieri, tutti di origine rumena, a cui sono contestati reati in materia di pesca illegale, danno ambientale, commercio di sostanze alimentari adulterate e mancato rispetto dell'ordinanza che vieta la commercializzazione e l'uso alimentare dei pesci pescati nei Laghi di Mantova.

Il blitz antibracconaggio è stato condotto e coordinato dagli Agenti della Provincia di Mantova a seguito di segnalazione e con la collaborazione delle Guardie Volontarie FIPSAS e delle Gev del Parco e con l'importante supporto tecnico e logistico delle Volanti della Questura.

In questa occasione è stato effettuato il sequestro di un furgone e di due barche, di tutta l'attrezzatura per la pesca e di svariate centinaia di pesci (per lo più carpe, carassi, abramidi, siluri, luccioperca, qualche aspio, 2 persico trota ed un luccio) per un ammontare di circa 30 quintali.

Oltre a centinaia di pesci ormai morti, molti con chiare evidenze di bruciature derivanti dall’uso di elettrostorditori o di corrente elettrica, sono stati recuperati anche 25 esemplari di carpa ancora vivi che sono stati immediatamente reimmessi nel Lago, mentre il restante pesce morto è stato avviato alla distruzione. Inoltre 26 carpe e un siluro sono stati conservati in apposito locale, per poter essere messi a disposizione dell'Autorità Giudiziaria e/o Sanitaria per eventuali accertamenti.

Sono inoltre in fase di notifica sanzioni amministrative della Provincia per un ammontare complessivo di circa 18.000 euro per l'esercizio della pesca professionale in luoghi non consentiti, con mezzi vietati ed in assenza di licenza di pesca e del permesso del concessionario.

A queste si aggiungono le sanzioni amministrative del Parco del Mincio per divieto di accesso in zona interdetta e per danno ambientale senza possibilità di ripristino, per un importo di circa 3.000 euro. Lo stesso Parco del Mincio sta valutando inoltre di costituirsi parte civile in un eventuale processo a carico dei tre soggetti.

Anche la Regione Lombardia chiederà ai trasgressori il risarcimento del danno. Nel procedimento, infatti, si potrà inserire anche la Regione stessa alla luce della nuova legge di disciplina della pesca (che ha recepito le norme dell’art. 40 della Legge 154/2016: Contrasto al Bracconaggio ittico in Acque Interne) che prevede la possibilità che la Regione eroghi a sua volta una sanzione rilevante: 40 euro per pesce morto (circa 750 quelli stimati) e 20 euro per pesce vivo liberato (25).

Nel frattempo, ieri pomeriggio, nella sede della Federazione Nazionale in Roma, il Presidente federale, prof. Ugo Claudio Matteoli, ha incontrato i legali della FIPSAS (che ricordiamo essere il Concessionario della gestione delle acque in cui si è perpetrato il reato di bracconaggio, in forza del Decreto Presidenziale n. 170 del 28.12.2017) per visionare la documentazione riferita ai fatti di Mantova, valutando l’opportunità e la fattibilità di procedere, in base alla Legge regionale della Lombardia e al Regolamento attuativo, a depositare una denuncia/querela per tutte le ipotesi di reato che saranno ravvisabili nella vicenda, che avrebbe come prima conseguenza l’apertura di un procedimento penale nei confronti del presunto/i colpevole/i; all’esito delle indagini preliminari, qualora siano state raccolte idonee fonti di prova a carico del/i soggetto/i, si potrebbe avere come conseguenza della denuncia l’instaurazione di un processo penale, all’esito del quale, a colui o a coloro che saranno riconosciuti colpevoli, sarà comminata una sanzione penale.

La FIPSAS, inoltre, ha la ferma intenzione di costituirsi parte civile in un eventuale processo e di richiedere all’Organo competente l’immediata sospensione della licenza di pesca professionale, seguita da una richiesta di revoca definitiva in caso di condanna di colui che in questo momento ne è titolare.

 “Abbiamo il dovere nei confronti dei nostri tesserati e di tutti i cittadini che hanno a cuore la pesca sportivo-ricreativa, i fiumi, i laghi e l’ambiente del proprio territorio di cercare di arginare questo fenomeno criminale con tutti gli strumenti offerti dalle norme e dal sistema giudiziario” ha dichiarato il presidente della FIPSAS, prof. Ugo Claudio Matteoli. “Per questo motivo stiamo instaurando stretti rapporti di collaborazione con le forze dell’ordine e le Procure interessate: è da qui che nasce la nostra forza ed è per questo che riusciremo ad essere sempre più incisivi nel contrasto al bracconaggio e a chi lo pratica. La Federazione ha deciso di impegnarsi con tutte le sue forze e di mobilitare tutto il movimento della pesca sportiva e ricreativa nel promuovere azioni legali e sul territorio nei confronti di questi atti criminali che depauperano giorno dopo giorno il nostro patrimonio ittico. Sono certo che sarà una guerra lunga e difficilissima da vincere, ma la nostra determinazione e il nostro impegno sono massimi per cui confido che riusciremo a venirne a capo”.

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