Sei bracconieri condannati a 16 mesi e al pagamento di 445mila euro di multa.
La giustizia in Italia è lenta, ma prima o poi arriva. Ieri è arrivata, dopo cinque anni, con la condanna dei predoni delle acque: condannati in sei. Tutti romeni, di origini lipovene.
Erano stati bloccati cinque anni fa, dalle Forze dell'ordine, dopo l'ennesimo raid criminoso. Era la banda di predoni del lago in assoluto più attiva a Mantova. Finché, dopo l’ultimo assalto nelle acque del lago di Mezzo, erano stati intercettati durante la fuga con il bottino, 8 quintali di pesce prelevato con tecniche proibite.
L'altro ieri, 26 febbraio 2019, l’ultimo atto della vicenda giudiziaria dei sei bracconieri che sono stati accusati del reato di cui all'art. 733 bis del Codice Penale - Distruzione o deterioramento di habitat all'interno di un sito protetto, in questo caso il Parco del Mincio e di violazione di tre ordinanze del sindaco relative al divieto di pesca per motivi igienico-sanitari. La pena è per tutti la stessa: sedici mesi di reclusione e 445mila euro di multa.
I fatti risalgono al 2014, dove il gruppo romeno di pescatori di frodo era al culmine della sua attività. La notte tra il 9 e il 10 aprile, la conclusione della loro carriera di pirati delle acque. Solito copione: avevano calato a zig zag due chilometri di rete nelle acque, stavolta del lago di Mezzo (in passato lo avevano fatto in specchi d’acqua anche più inquinati). Poi avevano ripescato la rete ma al momento di ripartire erano intervenuti uomini della Guardia di finanza, della Provincia, della FIPSAS e del Parco del Mincio. Momenti di concitazione, tanto che uno dei bracconieri, mezzo ubriaco, era caduto in acqua e aveva rischiato di annegare. I complici invece erano riusciti a fuggire con i furgoni frigo, parcheggiati in Vallazza. Ma non avevano fatto molta strada: una pattuglia della Finanza ne aveva bloccato uno all'imbocco dell'Autobrennero. Gli altri invece erano stati intercettati e fermati dalla Polizia stradale lungo l’autostrada per Milano, dove avrebbero dovuto smerciare il carico.
Dopo anni di incertezza finalmente la parola fine sulla rilevanza del contrasto al bracconaggio ittico che, nella fattispecie indicata, può avere rilevanza penale, essendo posta a tutela di un bene giuridico particolarmente rilevante, il legislatore delegato, in linea con le direttive contenute nella delega, ha irrobustito la risposta sanzionatoria prevedendo la pena congiunta dell'arresto unitamente a quella dell'ammenda, così rendendo non oblabile l'illecito in esame.
Quello della pesca di frodo è un mercato florido, insieme alla caccia di frodo, è il terzo mercato illegale più redditizio dopo il traffico di armi e di droga. Il movente economico è quindi elevato e per proteggere la fauna ittica e scoraggiare i bracconieri non resta che inasprire le pene per i colpevoli.
In questo senso la giustizia sta compiendo grandi passi avanti. Questo è uno dei casi nei quali i bracconieri sono stati puniti in maniera esemplare. La richiesta che proviene dal mondo della pesca ricreativa e che la FIPSAS ha raccolto, diventando la cassa di risonanza principale, è un'azione urgente per fermare il bracconaggio ittico, fermare il traffico e l'acquisto illegale delle specie ittiche. Le soluzioni devono garantire il coinvolgimento delle associazioni di pesca, delle comunità locali nella gestione delle acque più a rischio di bracconaggio, potenziare il servizio di vigilanza dei volontari, rafforzare la cooperazione transfrontaliera tra governi ed agenzie ed investire nell’educazione e nell’informazione del pubblico per ridurre l'accettabilità sociale dei prodotti illegali. Insieme a tutto questo è necessaria però una forte volontà politica dei Governi per aumentare le risorse destinate al controllo e ai corpi militari delle Forze dell'ordine specializzati nel contrastare queste attività criminali con strumenti giuridici più adeguati, introducendo la categoria giuridica di "fauna ittica quale patrimonio dello Stato" da tutelare con specifiche figure delittuose, anziché di mere contravvenzioni oggi in vigore.
Il presidente federale, prof. Ugo Claudio Matteoli: "La missione della FIPSAS contro il bracconaggio ittico è nella fase dell'acquisizione dei risultati e non più in quella delle proposte lanciate nel vuoto. Il recente Convegno di Gonzaga ne è l'esempio lampante. La presenza del Comandante del Raggruppamento CITES dei carabinieri forestali dell'Arma dei Carabinieri che ha snocciolato numeri e risultati delle azioni intraprese sul campo negli ultimi mesi, ha rinfrancato tutti, ospiti, politici, volontari e la gremita platea di pescatori ricreativi e sportivi intervenuti. Nelle aree più delicate, la FIPSAS vuol rafforzare sia gli interventi di controllo e sorveglianza sul territorio, munendo le guardie volontarie di attrezzature sempre più all’altezza dell’evoluzione tecnologica dei bracconieri, ma vuole svolgere anche un’attività di sensibilizzazione e educazione dei pescatori ricreativi. E' giunto il momento in cui deve esserci la consapevolezza che uniti e strutturati sotto una stessa bandiera, l'obiettivo può essere più facile da raggiungere. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per offrire la migliore risposta a bracconieri e a chi distrugge la natura: è, finalmente, la vittoria di associazioni come la nostra che si dedicano ogni giorno, con sacrifici e competenza, a proteggere un patrimonio, fragile, delicato ma bellissimo e che appartiene a tutti noi pescatori".