Concessione delle acque interne, ripopolamento dei fiumi e modelli virtuosi di gestione da parte delle associazioni sportive e ricreative in capo alla Federazione sono al centro dell'articolo a firma di Marco Falciano che è stato pubblicato questa settimana sul sito di informazione "Il Giornale del PO" e che è animato dall'imperativo di fare comprendere pienamente ai lettori non solo i danni che l'uomo ha compiuto sulla natura, ma anche le azioni positive come questa che la Fipsas ha attivato sulle acque interne di Rovigo. Perché se vogliamo salvare l'ambiente, anche quello acquatico e di conseguenza la fauna ittica, dobbiamo per forza avere chiaro in testa il quadro della situazione, in tutta la sua interezza.
L'impatto che esercitiamo sull'equilibrio degli ecosistemi più deboli con l'alternativa di un modello di gestione efficace per riqualificare situazioni di degrado o di abbandono, che possono essere recuperate e riqualificate, e che servono anche e soprattutto ad innescare una vera e propria "micro economia circolare" è appunto l'argomento di questo articolo.
Buona lettura:
Negli ultimi anni le finanze degli enti locali hanno sofferto una forte crisi, essi difficilmente sono stati in grado di assolvere appieno alle funzioni di loro competenza e, tra le materie considerate spesso di secondaria importanza e scarso rilievo, spicca proprio la tutela dell’ambiente e la sua gestione, soventemente dimenticata dagli amministratori.
In questo panorama alquanto sconfortante, spicca l’esempio virtuoso offerto dalla Provincia di Rovigo che, in virtù della legge regionale sulla pesca della Regione Veneto, si è dimostrata molto sensibile alle esigenze del territorio, in particolare, a quelle della pesca sportiva.
L’ente ha consentito alla FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee) di prendere in concessione ben 110 chilometri di corsi d’acqua, compresi tra la sponda sinistra del Po e il Canal Bianco.
Sarà il caso di precisare che la concessione è lo strumento attraverso il quale un bene demaniale, cioè un bene di proprietà dello stato, è conferito alla gestione di un soggetto privato, solitamente un associazione senza scopo di lucro, in modo che quest’ultimo vi apporti modifiche e miglioramenti per favorire la fruibilità dell’area ed il suo miglior utilizzo da parte della cittadinanza.
Può essere utile per riqualificare situazioni di degrado, o di abbandono, che possono essere recuperate, ma serve anche ad innescare una vera e propria “micro-economia circolare” che si autoalimenta.
Nello specifico, per quanto concerne Rovigo, la concessione è limitata alle acque: chi desidera esercitare la pesca nelle aree sottoposte a concessione, ad esempio, deve obbligatoriamente effettuare il tesseramento presso la FIPSAS versando un piccolo contributo, l’associazione investirà poi i proventi raccolti in interventi di riqualificazione, immissione di pesce, formazione di Guardie Volontarie e quanto occorrente per la valorizzazione dell’area.
In 3 anni di gestione oculata, per mano del Comitato Provinciale FIPSAS di Rovigo è stato possibile avere una vasta zona gestita e tutelata, ad uso esclusivo della pesca sportiva, con piani di ripopolamento mirati, destinati a specie ittiche di pregio, con la copertura e il supporto di varie forze di polizia.
Oggi che le acque rivivono e i cittadini si riavvicinano ad esse, è possibile realizzare iniziative e manifestazioni volte alla promozione virtuosa della pesca sportiva e ricreativa, con attività didattiche in grado di realizzare scuole di pesca e tanti progetti di riqualificazione.
La concessione delle acque si basa principalmente sul volontariato delle associazioni senza scopo di lucro e sulla collaborazione dei soci che, essendo abili conoscitori delle risorse naturali, sanno dove e quando agire, modulando i propri interventi a seconda delle esigenze che l’ambiente gli richiede.
Negli ultimi tempi, grazie all’attività dei volontari del Comitato Provinciale FIPSAS di Rovigo, è stato possibile ripristinare quel senso di legalità e sicurezza che mancava da diverso tempo lungo le sponde e gli argini rodigini. Ciò è avvenuto grazie alla formazione di un nutrito gruppo di Guardie Ittiche Volontarie, con potere autoritativo e certificativo in materia di pesca in acque interne. Sono loro che hanno funto da deterrente per le attività di bracconaggio ittico, ed è anche grazie a questi volontari se oggi il fenomeno si è ridotto rispetto a qualche anno fa.
Dal 2017 la FIPSAS territoriale ha realizzato anche numerosi interventi di ripopolamento di fauna ittica autoctona di pregio, che da tempo era pressoché scomparsa dalle zone del basso Veneto.
Una grande quantità di tinche, anguille e storioni è tornata a nuotare tra le acque venete e con enorme soddisfazione degli appassionati più fortunati, oggi, dopo quasi 30 anni di assenza e dopo aver rischiato l’estinzione, nel basso corso del Po è di nuovo possibile pescare il leggendario storione cobice, che può arrivare ad una lunghezza di due metri ed superare i 40 chilogrammi di peso.
Tutto ciò è avvenuto grazie ad una gestione oculata, realizzata da appassionati che ben conoscono il territorio in cui vivono, non senza il coordinamento di esperti, tecnici e la collaborazione della politica e delle forze dell’ordine, sfruttando al massimo i virtuosi esempi di cittadinanza attiva che vanta il nostro paese.
(fonte http://www.ilgiornaledelpo.it/)