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ANALISI DEL D.T. MARCO BARDI SULL’INDOTTO E LA SOSTENIBILITA’ DI UN CAMPIONATO ITALIANO DI PESCA IN APNEA

Si riporta di seguito l’analisi inerente l’indotto e la sostenibilità di un Campionato Italiano di Pesca in Apnea che il Direttore Tecnico della Squadra Nazionale, Marco Bardi, ha effettuato al termine dell’ultimo Campionato Italiano Assoluto, disputatosi a Marsala (TP), il 21 e 22 Giugno u.s.
“Si è da poco conclusa l’edizione 2019 del Campionato Italiano Assoluto di Pesca in Apnea, svoltasi lungo i fondali della zona di Marsala. La competizione prevede che gli atleti possano effettuare un periodo variabile di perlustrazione che, mediamente, ha una durata di circa 8-10 giorni. Dopodiché, ci sono le due giornate di gara effettive, della durata di 5 ore cadauna. Al Campionato partecipano 35 atleti con altrettanti assistenti, i quali devono disporre di un battello motorizzato per spostarsi nella zona di gara, sia in competizione che durante la fase di perlustrazione. Alle 70 persone che partecipano attivamente durante l’intero periodo dell’evento va aggiunto anche un buon numero di familiari, che approfittano della manifestazione per farsi una vacanza. Inoltre, c’è la macchina organizzativa, la quale mediamente è composta da una quarantina di persone tra dirigenti, responsabili comunicazione, segreteria, medici di assistenza, sommozzatori, giornalisti e altri componenti lo staff. Insomma, nella zona che ospita un Campionato Italiano Assoluto si recano circa 200 persone per 10 giorni, che hanno bisogno di alloggi, di ristorazione, di noleggi, di carburante, di souvenir, di prodotti tipici del luogo, etc. L’indotto economico  generato da tale evento viene stimato in circa 100.000,00 Euro.

Sotto il profilo del prelievo ittico, va segnalato che, in occasione del Campionato Italiano di Marsala, sono state catturate, nelle due giornate di gara, 400 prede valide. Va detto, però, che i 35 atleti in acqua hanno svolto una media di 8 giorni di preparazione a testa e hanno disputato 2 giornate di gara. Ciò significa che i 35 atleti in questione hanno catturato una media di 1,1 prede cadauno, il che corrisponde a circa 0,900 grammi al giorno durante la loro permanenza di dieci giorni a Marsala. Forse sarebbe meglio che nessuno di questi atleti calcoli quanto gli costa 1 kg di pesce in queste condizioni, ma è chiaro che in una competizione le cose siano molto differenti rispetto a ciò che avviene durante una pesca ricreativa o professionale, dove ognuno fa ciò che vuole, nell’orario che preferisce e per quanto tempo sceglie di operare. Nelle competizioni il tratto di mare è delimitato e gli atleti iniziano e terminano la competizione tutti insieme. Ragion per cui c’è una forte limitazione nelle potenzialità di pesca, dato che la zona è ristretta e i concorrenti sono spesso negli stessi punti. Volendo riassumere, il dato che emerge è il seguente: per 400 pesci che regala una ampia zona di mare dove si svolge un Campionato di alto livello c’è un indotto economico di circa 100.000,00 Euro. Il prelievo di alcune forme di pesca professionali in 10 giorni è spropositatamente superiore e non genera che un limitato indotto economico. Inoltre, in occasione dei Campionati Italiani di Pesca in Apnea, una buona parte del pescato, escludendo qualche pesce cucinato durante la cena di gala, va tutto all’asta e con il ricavato vengono effettuate donazioni nei confronti di enti con finalità assistenziali. A conclusione di questa disamina, va anche aggiunto il forte valore sociale di una manifestazione sportiva dove si trasmettono e si condividono i valori dello sport, delle regole e del buon senso. Si forgiano le future leve, perché spesso gli atleti esperti sono accompagnati da atleti giovani. L’ambiente è sereno, si respira un clima di festa e spesso vengono ad assistere alle competizioni italiane anche persone di altre Nazioni, poiché l’Italia è un Paese di primissimo livello sia nella produzione di attrezzature, che negli sviluppi didattici e nei risultati sportivi.”
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