CASALMAGGIORE – Tra poco più di mezz’ora, alle 11.30, verranno presentati i dettagli dell’operazione che ha portato alla denuncia di almeno sei persone e al sequestro di 870 kg di pesce abusivamente pescato in Po e nelle lanche. Un grosso smacco alla pesca di frodo molto diffusa sull’asta del fiume. Il pescato in genere viene poi trasportato nei paesi dell’est dove alcune speci presenti in fiume sono molto ricercate. L’operazione dei Carabinieri sarebbe avvenuta nell’area golenale di Motta Baluffi.
Sono sei i predoni, di origine rumena, denunciati, di cui due con precedenti per bracconaggio ittico: 20 anni il più giovane, 40 il più anziano del gruppo che agiva a bordo di due gommoni con a bordo batterie per scossa. Il loro mestiere? La pesca di frodo, e proprio con questi metodi cruenti, appunto la scossa data ai pesci ed evitata grazie al nastro isolante posto sulla presa del retino poi usato per la definitiva cattiva, risultava abbastanza semplice caricare tutto a bordo. Queste le iniziali degli uomini denunciati: G. B. classe 1977, A. I. T. classe 1976, A. I. B. classe 1979, M. P. classe 1996, M. D. classe 1979 e C. N. G. classe 1980.
Il pesce sequestrato ammonta a 876 kg, tra siluri e carpe. I sei componenti della banda farebbero parte di un’organizzazione più numerosa che da tempo depreda i fiumi con metodi sbrigativi e con sistemi di distribuzione propri: infatti accanto ai pescatori di frodo vi sarebbero anche i cosiddetti trasportatori che, a conoscenza dei punti di raccolta, prelevavano, e prelevano tuttora, il materiale per immetterlo sul mercato, soprattutto quello dell’est dove i siluri sono apprezzati, utilizzati sia come cibo che sminuzzati per essere rivenduti come mangime per la pastura e la pesca.
Tutto era partito da una segnalazione ricevuta dall’area del Delta del Po dove si registrava un calo evidente della pescosità del fiume. Ma già in zona da tempo si registravano movimenti sospetti. Il gruppo dei denunciati – tutti senza fissa dimora – aveva base a Cingia de Botti. Lì, all’interno di una stanza di una cascina, è stato rinvenuto il pesce ammassato senza neppure la più elementare delle norme igieniche: senza congelazione, immerso nel sangue, già in qualche caso in stato di decomposizione. Il proprietario della cascina, un italiano del posto, pare non sapesse nulla di quel che avveniva all’interno della costruzione. Ulteriori accertamenti a suo carico sono in corso.
L’operazione è stata spiegata questa mattina alla presenza del comandante della Compagnia dei Carabinieri di Casalmaggiore Maggiore Cristiano Spadano e del comandante della stazione di Scandolara Ravara maresciallo Raffaele De Maria. Gli uomini dell’arma aveva seguito gli spostamenti, registrato i passaggi del pesce, preso nota di tutto poi nel tardo pomeriggio di martedì sono entrati in azione a Motta Baluffi, in area golenale, dove la banda è stata fermata. La nuova legge 154 del luglio 2016 relativa al bracconaggio ittico ha inasprito le pene facendo diventare la pesca di frodo da reato con pene di tipo amministrativo e applicabili localmente a reato penale con norme valide su suolo nazionale. Proprio grazie a questa recente disposizione di legge, gli uomini sono stati denunciati a piede libero e, soprattutto, il materiale è stato posto sotto sequestro per confisca. Per questo i due gommoni, reti e batterie verranno presto distrutte. Alla banda è stato sequestrato anche un furgone, uno Hyundai H1, utilizzato per gli spostamenti ed intestato ad uno dei rumeni, peraltro privo di patente. Il pesce verrà invece smaltito da Casalasca Servizi.
Giovanni Gardani/Nazzareno Condina
(Fonte www.oglioponews.it)