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CARPITALY: CONFERENZA BRACCONAGGIO 2.0 - LA LEGGE

Al Carpitaly si è tenuto l'appuntamento annuale con tutte le forze politiche, istituzionali e sociali impegnate nella lotta al bracconaggio. Alle 11.30 della mattina di sabato si è riaperto dibattito in occasione del Conferenza "Bracconaggio 2.0. La legge".

Il relatore Roberto Ripamonti ha invitato subito Michele Valeriani del Gruppo Movimento Siluro Italia a riprendere le fila del discorso interrotto un anno fa. Valeriani ha ricordato l'inizio del dramma con legge della Giunta Regionale Emilia Romagna che nel 1993 vietava la reimmissione di pesci alloctoni. Nel 1997 iniziava il traffico economico soprattutto di siluri da parte di ungheresi. Nel 2010 veniva organizzata dal Gruppo Siluro Italia, a Papozze, la prima manifestazione che denunciava il problema. Da lì l'estendersi del fenomeno a macchia d'olio in tutta Italia, la crescita esponenziale del traffico economico con la Romania, la razzia non più soltanto del siluro ma anche di carassi, carpe, gardon, lucci, senza distinzione tra autoctoni e alloctoni, uno sterminio senza fine. Il pesce pescato nel Po, in parte viene commercializzato nei mercati ittici italiani oppure diventa mangime per allevamento portando ai predoni sempre più grossi guadagni. Per non parlare del danno alla salute dei consumatori finali, in considerazione del fatto che quel pesce contiene alti livelli di diossina, mercurio e antracene.


Il Capitano dei Carabinieri Giovanni Gianvicenzo ha espresso il suo apprezzamento per L' Art. 40 (normativa antibracconaggio del Collegato Agricoltura) introdotto nel 2016. La legge è uno strumento di azione molto importante, ha detto, ha cambiato l'approccio verso questa attività illecita che sta comportando un danno ambientale irreparabile, considerandola per la prima volta un reato. Si tratta di criminalità organizzata e finalmente è stata presentata un'informativa completa davanti alla procura. Negli ultimi mesi, grazie alla legge, è stato possibile sequestrare furgoni, barche, celle frigorifere e sono state sgominate due basi operative che sviluppavano attività illecite in Lombardia.

Alberto Rizzini che pratica attività di pescaturismo in Irlanda, ha raccontato che lì il bracconaggio c'è stato ma i fautori sono stati subito fermati ed espulsi dal paese. La pesca sportiva è praticata in Europa da circa 25 milioni di persone che spendono in media 1.000 euro ciascuno all'anno, generando quindi un indotto di 25 miliardi di euro. In Irlanda è stata vietata la pesca professionale e la pesca ricreativa è praticata ormai da lungo tempo con catch and release. Il paese ha creduto nelle opportunità offerte da questa realtà economica ed ha investito molto in questo settore.

Stefano Martellos, studioso del Dipartimento di Scienze della Vita dell' Università degli Studi di Trieste ha parlato del progetto italiano di citizen sciences e del fondamentale coinvolgimento di ogni cittadino nella ricerca e nell'attività di monitoraggio del problema sul territorio.

Quindi è intervenuto Roberto Malagoni, responsabile della Polizia Provinciale di Mantova, per responsabilizzare i pescatori ad essere sentinelle del territorio. Le forze dell'ordine, ormai in numero notevolmente ridotto, possono trovare conforto solo nell'aiuto dei cittadini.

Alan Fabbri, capogruppo della Lega Nord nella Regione Emilia Romagna ha espresso il suo rammarico nel constatare che la classe politica ancora sottovaluta il problema. La Polizia Provinciale è stata soppressa, il Corpo forestale, accorpato nei Carabinieri, è stato sminuito nel proprio ruolo, ci sono politici di tutti i partiti che continuano a sostenere la pesca professionale che invece andrebbe abolita nei fiumi e nei canali, salvaguardandola solo in alcuni grandi laghi.

Marco Carra, onorevole del PD, pur riconoscendo il persistere del dramma ha sottolineato l'utilità di convegni, conferenze e dibattiti sull'argomento che fino a qualche anno era sconosciuto. Occorre maggiore solidarieta' tra le forze politiche e una trasversalità tra le Forze dell'ordine per il raggiungimento dello stesso scopo.

Francesco Ruscelli, direttore della neonata FIOPS (Federazione Italiana Operatori Pesca Sportiva) ha sollecitato le aziende del settore ad acquisire forza di classe e a maturare maggiore consapevolezza del fenomeno. Ha proposto di realizzare una campagna informativa insieme ed ha richiesto ai politici di mettere mano alla Norma Quadro sulla pesca sportiva contenuta in un anacronistico Reggio Decreto degli anni 30. Due milioni di pescatori sparsi in tutta Italia, che generano circa due miliardi di indotto totale all'anno ed un incasso diretto degli operatori del settore di 350 milioni di euro hanno bisogno di una legislazione moderna ed adeguata.





La FIPSAS, rappresentata dal Presidente Ugo Claudio Matteoli, ha fatto ancora una volta da collante tra le varie parti interessate. Matteoli ha espresso apprezzamento per la nuova organizzazione FIOPS, perché per ricevere interesse da parte delle istituzioni la pesca sportiva deve camminare e proporsi a fianco delle attività economiche che genera. Ha esternato la sua soddisfazione per l'introduzione dell'Art. 40. Ora bisogna impegnarsi per mettere le Forze dell'ordine in condizione di applicarlo e a tale scopo ha espresso la necessità di istituire un Nucleo Antibracconaggio in seno all'Arma dei Carabinieri. Altri obiettivi per il 2017 sono: l'istituzione presso il Ministero dell'Ambiente, di un Osservatorio Nazionale sul bracconaggio in acque interne del quale faranno parte i più profondi conoscitori del problema, la realizzazione di strumenti informatici da mettere a disposizione di tutti gli enti e le associazioni interessate per facilitare segnalazioni e controlli.

L'arrivederci e' tra un anno per gli aggiornamenti e per il resoconto sui risultati ottenuti.

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