Disciplina che affonda le sue origini nelle spiagge oceaniche, il surfcasting conta migliaia di appassionati anche in Italia.
Dalle rive sabbiose del nostro Paese questa affascinante disciplina ha trovato modalità originali che la accomunano a quella praticata in tutte le coste del Mediterraneo dove si impiegano canne munite di mulinello, sia fisso che rotante, di varie potenze e lunghezze, in ogni caso non superiori ai cinque metri. Anche se in alcune situazioni le prede stazionano a pochi metri dalla battigia, nel surfcasting il lancio ricopre un ruolo fondamentale, garantendo in alcuni casi la cattura di prede importanti nelle fasce più lontane.
A livello agonistico ha trovato negli anni canoni e denominatori comuni per paesi e località dalle caratteristiche molto differenti, assimilando l’iniziale termine, con una finestra connotativa abbastanza ristretta, ad una più generica pesca a fondo svolta principalmente da rive sabbiose, utilizzando una grande varietà di montature adatte alle differenti situazioni.
Disciplina sempre in forte evoluzione, consente la cattura di molteplici specie, dai grossi predatori o dalle canoniche prede come mormore, saraghi, orate e ombrine, a pesci con modalità d’alimentazione non connesse al fondo come leccie stella, occhiate, boghe, aguglie e cefali, questi ultimi spesso presenti e agonisticamente importanti in molti campi gara internazionali. Mentre nel surfcasting ricreativo spesso ci si avvale dell’impiego di due canne per sondare diverse fasce d’acqua, l’agonismo prevede l’uso di una sola canna che indubbiamente presuppone un’azione di pesca molto più consapevole e tecnicamente più avanzata.